Il tartaro, chiamato anche calcolo, è formato dall’insieme dei depositi minerali che si annidano intorno al dente. La loro forza di adesione è tale da renderli irremovibili con il normale spazzolino e solo l’intervento di appositi strumenti manovrati dal dentista o dall’igienista dentale ne garantisce la completa rimozione.

Quando mangiamo i residui alimentari che rimangono nel cavo orale vengono attaccati dai batteri; in particolare sulla superficie dei denti si deposita una sottile patina incolore data dall’insieme di batteri e residui di cibo.
Se tale placca non viene completamente rimossa con le normali operazioni di igiene orale in 12-18 ore si calcifica producendo i primi depositi di tartaro. La placca batterica è infatti in grado di associarsi ai sali calcarei e ai fosfati contenuti nella saliva formando una concrezione dura e particolarmente adesiva. La composizione chimica ed il pH della saliva sono quindi due dei principali fattori che predispongono il soggetto al tartaro dentale.

I depositi di tartaro possono interessare solamente la superficie esterna dei denti o, nei casi più gravi, penetrare all’interno della gengiva e delle tasche parodontali.
Le tasche parodontali sono alterazioni del normale solco gengivale, cioè di quel piccolo spazio esistente tra denti e gengive (1-3 mm).

I batteri che si depositano nella placca dentale o nel tartaro producono dei residui che infiammano il tessuto gengivale.
La gengiva reagisce all’attacco batterico gonfiandosi e piano piano tende a scollarsi sempre più dal dente, aumentando il solco gengivale fino a formare una vera e propria tasca in cui possono penetrare indisturbati gli oltre 400 diversi tipi di batteri presenti nel cavo orale.
Particolari microrganismi patogeni capaci di vivere anche in assenza di ossigeno iniziano così a proliferare all’interno della tasca paradontale causando seri danni alle strutture di sostegno del dente.

Inizialmente la malattia è caratterizzata da sintomi come una maggiore mobilità dentale, sanguinamento gengivale e dolore diffuso, poi in uno stadio successivo conduce alla definitiva caduta del dente. In alcuni casi l’infezione può migrare nel circolo sanguigno coinvolgendo anche altri tessuti o organi.